ANNI ’90: IERI E OGGI

GLI ADOLESCENTI DI OGGI

Quando mi guardo in giro e vedo questi adolescenti vestiti con pantaloni a vita alta, magliette corte, Vans, Converse, maglietta sotto e camicia sbottonata sopra…sorrido. Non li conosco. È una fascia d’età che non ho modo di frequentare. Non so cosa pensano, non so cosa ascoltano, non so cosa gli interessa. Li guardo incuriosita, perché so che fra 10 anni i miei figli saranno adolescenti. Sono anche un po’ preoccupata, perché l’adolescenza è un periodo della vita molto difficile e spero di poter essere all’altezza, quando sarà il momento di essere la MAMMA di DUE ADOLESCENTI.

GLI ADOLESCENTI DI IERI

Anni 90: gli adolescenti ieri e oggi
Adolescenti ieri e oggi

Comunque, in questi adolescenti di oggi mi rivedo, non c’è che dire. Il loro abbigliamento aiuta a ricordarmi com’ero io. Ascoltavo i magnifici 883, le musiche dance, ci trovavamo fuori dall’oratorio a parlare di non so che cosa. Guardavamo Beverly Hills 90210, Baywatch, Willy il Principe di Bel-Air, La Tata, I ragazzi del Muretto, I segreti di Twin Peaks…e se rivediamo uno di questi telefilm oggi, ci facciamo una risata.

Quello che i ragazzi vedono oggi non lo conosco, aspetterò che i miei bimbi crescano. Però posso dire che il desiderio di omologarsi, di essere alla moda, di appartenere ad un gruppo è un concetto che si ripete e forse oggi è ancor più amplificato.

Anche io nella mia adolescenza volevo omologarmi agli altri, perché volevo fare parte del gruppo. Volevo piacere ai ragazzi, volevo essere “approvata” dal branco. E quanto ho fatto tribolare i miei genitori. Perché volevo essere grande, uscire la sera, tornare tardi, volevo vestirmi come gli altri. Non parliamo del Bomber: a mia mamma ho fatto una testa tanta…. ma poi sono riuscita a farmelo comprare.

I tempi sono veramente cambiati, sembra di parlare di un’altra epoca. Avevamo le cassette e il walkman. Non avremmo mai pensato a quanto si sarebbe evoluta la tecnologia oggi. Non ci saremmo pensati con lo smartphone, non avremmo potuto immaginare Facebook e a tutto quello che c’è oggi.

Oggi però mi sembra molto peggio di allora. Da bravo adolescente, devi vestire quella marca, avere quel gioco, avere quel telefono. E il ruolo del genitore è ancora più difficile. Non entro in merito dell’educazione dei figli adolescenti perché volevo parlarvi d’altro, ma mi ricordo io quando volevo farmi 2 o 3 buchi all’orecchio, quanto potevo rompere le scatole ai miei…e quante lotte per cercare di tornare a casa per le 22.30 invece che alle 22. E se volevo comprare una cosa, quanto dovevo meritarmela.

LA PERSONA ADULTA DI OGGI

Non posso dire di essere nostalgica: la mia adolescenza non mi manca per niente. Sono consapevole che è stato un periodo di crescita importante e lo è per tutte le persone. Per questo spero che, quando i miei figli saranno adolescenti, potrò affiancarli per dargli una mano in questo percorso. Questo periodo che porta alla maturità, all’essere uomo o donna, è un passaggio importante. Sono convinta che quello che ho passato in quegli anni ha determinato almeno in parte la persona che sono oggi. E sono contenta di aver lottato per quello che volevo, anche se stiamo parlando anche solo del Bomber. Perché in questo modo ho imparato il valore reale delle cose. Ho imparato il valore dei soldi e del tempo. Ho imparato a guadagnarmi la mia indipendenza. Ho imparato che non siamo fatti solo di cose materiali, ma siamo fatti di emozioni che bisogna imparare a gestire e ad esprimere. E soprattutto ho imparato che io sono unica, come è unico ognuno di noi, e la volontà di omologarmi che avevo a 14 anni era completamente inadeguata a me, ma allo stesso tempo necessaria, per non aver la paura di crescere.

LA PERSONA ADULTA DI DOMANI

Nel mio percorso di vita, ho capito che, per gestire ed esprimere le proprie emozioni, è importante parlare. Parlare di tutto, perché la comunicazione è alla base delle notre relazioni. Tra genitori e figli, tra amici, tra collaboratori. Parlare con tutti i mezzi possibili. Con Facebook, WhatsApp, Snapchat…e tutto quello che volete. Ma dobbiamo parlare anche a tu per tu, in faccia. Tra una merenda, o un aperitivo. Senza il telefono in mano. E COMUNICARE per trasmettere pensieri. Scriviamoci e parliamoci, un po’ come una volta. Cerchiamo di essere veramente VINTAGE, almeno in questo. Soprattutto oggi che la comunicazione corre in estrema velocità.

Insegnare a comunicare e ad esprimere le proprie emozioni ai nostri figli forse è una via per cercare di accompagnarli verso la bella persona adulta che saranno domani.

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Grazie mille.

A presto.

S.

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